La nuova economia ispirata ad equità e sobrietà: possiamo assumere i bisogni come criterio per abbozzare il quadro d'insieme? (Gruppo Forlì)

Nell’affrontare la discussione su cos’è un bisogno e cos’è un optional,  la questione principale, riemersa  ogni volta, anche se in forme e in modi diversi, è quella da noi chiamata “dipende sempre dove porre l’asticella”. Pur con qualche distinguo e minime differenze, tutti i componenti del gruppo sono d’accordo su quali siano i bisogni primari per la sopravvivenza dell’uomo.
Tuttavia, se tutti concordiamo che la necessità di cibo sia un bisogno la cui soddisfazione è imprescindibile, riteniamo che sia  sbagliato e pericoloso mangiare carne tutti i giorni. Se riteniamo giusto che un individuo abbia diritto sempre e comunque a degli indumenti che lo proteggano dalle condizioni atmosferiche, non crediamo che avere 20 paia di scarpe diverse possa essere
considerato un bisogno primario. Se è quindi relativamente semplice individuare i bisogni fondamentali per l’uomo, non altrettanto lo è la determinazione di fino a che punto è legittimo chiedere per ottenere il loro soddisfacimento , dove porre cioè la famosa asticella dei beni e dei servizi necessari alla soddisfazione dei nostri bisogni fondamentali. Forse riusciamo a vedere con
chiarezza solo quando questa è posta troppo in alto, come nel caso degli esempi sopra citati (il consumo quotidiano di carne e le 20 paia di scarpe), ma non crediamo si possa determinare con assoluta esattezza le quantità minime necessarie per ogni individuo.
Affrontando questi argomenti di discussione riaffiora più che mai la necessità della ricerca e della diffusione di una maggiore sobrietà, in come viviamo e in come cerchiamo di soddisfare i nostri bisogni. La sobrietà non deve essere dogmatica, ma nemmeno un termine vuoto e privo di declinazione pratiche. Deve essere un valore capace di guidarci nei nostri comportamenti quotidiani e, fra le altre cose, in grado di farci riflettere sui nostri desideri e sulle nostre azioni. Implica, dunque, un’individualità matura e  una forte consapevolezza, non facili da raggiungere nelle nostre società opulente e con i nostri stili di vita.
I rischi, a causa di una mancata riflessione e di un’adeguata consapevolezza su questi temi,  sono consumi smodati,  impoverimento dell’ambiente e delle risorse, mancanza di rispetto per l’oggetto e il lavoro di chi l’ha prodotto, non capire il valore delle cose, non considerare che una grande quantità di beni - soprattutto se la loro “vita” è breve - significa anche una grande
quantità di rifiuti , perdita del senso del limite e della misura,  abituarsi all’eccesso.

 

 

1) Come possono essere classificati i bisogni in base al loro grado di necessita?

Primari o fondamentali. Abbiamo cercato di elencare qui i bisogni la cui soddisfazione è indispensabile per la sopravvivenza organica dell’individuo.
Essi sono il bisogno di bere, quello di nutrirsi, quello di proteggersi dalle condizioni atmosferiche, ossia il vestiario e una forma di abitazione, il bisogno di vivere in un ambiente sicuro, sano e non pericoloso per la propria salute, la possibilità di curarsi e, infine, il bisogno di comunicare.
Secondari. Non indispensabili per la sopravvivenza organica dell’individuo, ma necessari per il benessere psico-fisico e il ben-vivere della persona. Il bisogno di essere il più possibile liberi, di accedere alle forme d’istruzione, di accedere all’informazione, di poter appagare e sviluppare la propria dimensione interiore e/o spirituale. Soggettivi o optional. Sono bisogni non indispensabili e non necessari per il  benessere psico-fisico e il ben-vivere, ma che ogni persona sente e sceglie, più o meno consciamente, di soddisfare.
Essi non sono uguali per tutti, ma cambiano da persona a persona e sono spesso legati alla contingenza del luogo, del momento o di un periodo della propria vita. Puramente indotti. Sono quei bisogni che soddisfiamo esclusivamente per
condizionamenti esterni, legati alla pubblicità commerciale, al marketing, alla moda (intesa sempre come marchio e non per le qualità intrinseche dei prodotti che produce).

 

 

2) In una situazione di risorse e spazi ambientali limitati a quali bisogni dare priorità? E' possibile immaginare un'economia equa e sostenibile senza programmazione?

E’ necessario dare priorità alla soddisfazione dei bisogni primari o fondamentali per tutti gli individui, ma sempre rispettando l’ambiente in cui tutti viviamo, soprattutto in una situazione di risorse e spazi ambientali limitati. Subito dopo occorre, però, prestare la massima attenzione al soddisfacimento di quelli che abbiamo classificato come bisogni secondari, in quanto basilari per il benessere e la dignità della persona.
La nostra idea di economia equa e sostenibile presenta le seguenti caratteristiche: non ci deve essere nessuna forma di speculazione, ogni bene prodotto o servizio erogato non deve essere pagato né troppo ne’ troppo poco; non ci devono essere forme di sfruttamento dei lavoratori, dell’ambiente e delle risorse; i miglioramenti apportati dalla scienza e dalla tecnica devono essere finalizzati e avere ricadute sul miglioramento delle condizioni dei lavoratori, dell’ambiente, su un minor utilizzo delle risorse necessarie e su un più facile recupero e riciclo dei materiali; la maggior prossimità possibile tra luogo di produzione e luogo di consumo; l’eliminazione di intermediari inutili nelle filiere e degli imballaggi non necessari; trasparenza nelle informazioni sui prodotti e sulle condizioni di scambio. Fatte queste premesse, nell’immediato non ci pare possibile che un’economia equa e sostenibile sirealizzi, su vasta scala, senza programmazione, senza una gestione pubblica e condivisa dei beni comuni, senza un’adeguata imposizione fiscale e un adeguato apparato normativo e, soprattutto, senza prevedere adeguate forme di controllo di un tale sistema economico. Fermo restando che ogni cambiamento deve essere scelto e non imposto con la forza, crediamo che un’economia equa e sostenibile richieda un ruolo di gestione e di controllo da parte del Pubblico molto vasto, a tutti i livelli, dalla Circoscrizione al Comune, dalla Regione allo Stato, fino a livello sovranazionale. Nell’immediato ci sono piccole realtà che a livello locale e di vicinato possono aiutare a favorire la programmazione economica verso un’economia più equa e sostenibile, come i G.A.S., l’economia di vicinato, le banche del tempo.
Interessante sarebbe, poi, pensare a nuovi livelli di decisione e controllo della programmazione  delle scelte economiche (ma non solo di quelle) da parte dei cittadini e delle comunità che non passino solo dalla rappresentanza dei partiti, ma da forme di democrazia più diretta e soprattutto partecipata.

 

 

3) Quali bisogni possono essere soddisfatti tramite il fai da te e gli scambi di vicinato?

Tramite il “fai da te” e gli scambi di vicinato crediamo possano essere soddisfatti numerosi bisogni: come quelli di cura e assistenza, anche medico-sanitaria se ci sono le competenze (per bambini, anziani e persone malate); il bisogno di muoversi e spostarsi (con il car-sharing e il car-pooling); quello di vestirsi, mangiare e produrre piccoli manufatti attraverso vari gradi e forme di autoproduzione, sia individuale sia collettiva (piccoli orti, pane, latticini, marmellate, sciarpe, maglie, candele, mensole solo per fare qualche esempio); il bisogno di eseguire piccole riparazioni; anche il bisogno di energia può in gran parte essere soddisfatto attraverso queste strade, grazie ad un’adeguata domotica di quartiere e ad un’organizzazione dei consumi (con, fra le altre cose, pannelli fotovoltaici e solari collegati in rete, con l’utilizzo condiviso e a turno di lavatrici e altri grandi elettrodomestici); possono essere anche praticate piccole forme di riciclaggio dei rifiuti e riutilizzo dei materiali (compostaggio, carta fatta in casa, recupero di legno e cartone per creare giocattoli e altri piccoli oggetti, ecc.) per rispondere, parzialmente, al bisogno di smaltire i rifiuti.
In che misura il fai da te e gli scambi di vicinato arrivino a soddisfare certi bisogni dipende sempre dalle competenze e dalle disponibilità delle singole persone, possono anche essere organizzati (anche a livello di condominio e di quartiere) dei laboratori per l’autoproduzione e la condivisione dei saperi, nonché che da una legislazione che favorisca queste pratiche.

 

 

4) Quali debbono essere affidati all'economia pubblica?

Riteniamo che la soddisfazione, o meglio la garanzia della soddisfazione, di tutti bisogni che abbiamo definito come primari o fondamentali debba avvenire da parte dell’economia pubblica. Nei casi in cui le persone, con il “fai da te”, gli scambi di vicinato, le banche del tempo e le altre forme di auto-organizzazione sociale, riescano a soddisfare, interamente o parzialmente, questi bisogni, esse non devono essere obbligate a seguire le strade offerte dall’economia pubblica ma libere di scegliere quelle che preferiscono. Il fatto di utilizzare queste soluzioni consentirebbe un risparmio di soldi pubblici che dovrebbe portare ad una conseguente riduzione dei contributi fiscali che le persone devono versare. Questo spingerebbe, da un alto, le persone ad una maggiore consapevolezza e ad una maggiore attenzione verso i loro reali bisogni e a come poterli soddisfare nella maniera migliore, mentre, dall’altro, permetterebbe di ridurre i costi dell’economia pubblica. Un procedimento simile a quanto avviene con la “tariffa puntuale” nel Porta a Porta.. Oltre ai bisogni primari, crediamo che la sanità, la sicurezza, l’informazione, l’istruzione e la cultura debbano essere affidati all’economia pubblica. Allo stesso modo ci pare impensabile che le gestioni dei beni comuni (come l’acqua e l’aria) e delle aree demaniali possano essere affidate al privato e che da esse si
possano trarre profitti.
Un simile sistema, che potrebbe essere raggiunto grazie a vaie forme di quello che può essere definito un “reddito di cittadinanza” vincolato al soddisfacimento di questi bisogni, richiede dei cambiamenti enormi per realizzarsi. I più importanti sono una riforma del sistema fiscale e tributario che porti ad una redistribuzione dei redditi, a una riduzione dei costi pubblici non necessari per il benessere delle persone, che preveda forme di tassazione non monetaria e una riduzione del tempo dedicato al lavoro salariato.

 

 

5) Quali possono essere soddisfatti tramite il mercato?

Tutti i bisogni soggettivi e gli optional possono essere soddisfatti interamente ed esclusivamente tramite il mercato. Il mercato e i privati possono offrire soluzioni anche per il soddisfacimento dei  bisogni primari e secondari, ma devono farlo senza ricevere alcun tipo di contributo, agevolazione  o incentivo da parte dell’economia pubblica e senza sfruttamento delle persone, dei beni comuni e dell’ambiente.