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Ricerca collettiva per delineare un modello di società equa, solidale, sostenibile, capace di garantire diritti per tutti nel rispetto dei limiti del pianeta. Un compito che non possiamo più rinviare perchè senza un modello di società non si riesce neanche a fare la politica del giorno per giorno.

Campagna che ha avuto un particolare impulso dal 2010 al 2012. Poi si è affievolita, pur mantenendo la sua validità. Pubblichiamo di seguito l’appello attraverso il quale venne lanciata, nella speranza che altri vogliano riprenderla e rilanciarla nel proprio territorio. In tal caso scriveteci.

Cliccando qui è possibile visionare tutto il lavoro svolto dalla campagna a suo tempo

ANCHE TU PUOI PROGETTARE L’ALTERNATIVA

Se anche tu sei convinto che la triplice crisi, economica, sociale, ambientale, impone profonde trasformazioni di sistema, allora questo messaggio è per te. E’ l’invito ad aderire ad uno dei gruppi di discussione, che stiamo cercando di far nascere in ogni parte d’Italia. Il tema è come costruire una società capace di garantire il benvivere a tutti, nel rispetto dei limiti del pianeta. Un obiettivo ambizioso, ma non impossibile.

Magari sei già impegnato nei Bilanci di giustizia, in un gruppo di acquisto solidale, in un’associazione ecologista, in un comitato di resistenza locale, in un consiglio comunale o nel sindacato. Perciò siamo in difficoltà a chiederti di sobbarcarti quest’ulteriore fatica. Ma non si può farne a meno: senza una bussola, senza un’idea di società verso cui tendere, non si può affrontare neanche la politica del giorno per giorno.

E’ ormai certo che per ripristinare l’equilibrio ambientale bisogna ridurre produzione e consumi, ma finchè il motore dell’economia rimane il mercato, l’arresto della crescita può comportare seri contraccolpi sociali. Non a caso, pur con i dovuti distinguo, fra gli oppositori della riduzione troviamo anche il sindacato e i partiti di sinistra, preoccupati per i posti di lavoro e il buon funzionamento dell’economia pubblica. Segno che questione ambientale e questione sociale sono due temi indissolubili, se affrontiamo l’uno senza preoccuparci dell’altro, non abbiamo futuro: saremo sempre osteggiati da tutti o tutt’al più derisi come dei don Chisciotte che combattono contro i mulini a vento. Tant’è Alex Langer diceva: “La conversione ecologica potrà affermarsi solo se apparirà socialmente desiderabile”.

L’unico modo per fare breccia nei movimenti di massa, per avere la gente con noi, è dimostrare che è possibile coniugare sobrietà con piena occupazione e sicurezze per tutti. Ma non basteranno delle mere affermazioni di principio, la gente ha bisogno di concretezza, vuole sapere come si ottiene il miracolo. In breve dobbiamo elaborare delle proposte di riorganizzazione economica e strategie di attuazione, questa è la sfida che dobbiamo raccogliere. Una sfida difficile da affrontare perchè i nostri obiettivi non si raggiungono con piccoli ritocchi. Al contrario richiedono un capovolgimento culturale nel nostro modo di concepire il rapporto con la natura, i diritti, il lavoro, la tecnologia, il mercato, la comunità, il benessere. Richiedono una revisione profonda del nostro modo di organizzare il tempo, le città, la produzione, la soddisfazione dei bisogni, i rapporti sociali, l’economia privata e l’economia pubblica. In una parola richiedono il ripensamento dell’intera architettura economica e sociale, ma da dove cominciare per l’abbozzo del nuovo progetto?

Si potrebbe rispondere che la funzione di studio e progettazione va delegata agli economisti, dopo tutto loro sono gli specialisti del settore. Ma una simile soluzione sarebbe una scorciatoia tanto illusoria quanto pericolosa. Illusoria perchè gli economisti, salvo eccezioni, sono troppo intrisi di cultura mercantile. Da loro non possono venire proposte che richiedono la capacità di lasciarsi contagiare da altre visioni del mondo, altri approcci alla vita, di guardare la realtà dalla prospettiva del benvivere inteso come soddisfazione di tutte le dimensioni umane, di trovare soluzioni che tengono conto della complessità dei bisogni, dei limiti del pianeta, dei diritti delle generazioni che verranno. Ma la delega agli economisti è anche pericolosa perchè è l’antitesi della democrazia. Democrazia significa comando di popolo, esiste solo se le decisioni portanti, quelle che danno forma alla società, sono prese da tutti. Niente influenza la nostra vita più dell’economia e niente è posto fuori dal nostro controllo più dell’economia, segno che il potere non appartiene al popolo, ma ai mercanti e al potere finanziario, l’alfa e l’omega di questo sistema.

Per necessità e per virtù, tocca a noi tutti, senza distinzione di professione, titolo di studio, incarico pubblico, provenienza culturale e politica, tirare fuori una nuova idea nuova di società e tracciare un percorso per farla avanzare. E’ un compito che possiamo assumerci, non richiede particolari attestati scolastici, solo chiarezza politica che si acquisisce con la discussione e il confronto. Del resto non si parte da zero, mentre alcuni hanno riflettuto e scritto in proposito, altri hanno sperimentato su piccola scala, le loro suggestioni e esperienze possono costituire delle basi di partenza. Il nodo da sciogliere, almeno in prima battuta, è piuttosto di tipo organizzativo: dobbiamo stabilire come attivare un processo di elaborazione diffuso capace di giungere a una sintesi condivisa. L’esperimento è nuovo, non c’è da meravigliarsi se il percorso non è tutto chiaro, l’importante è partire, strada facendo capiremo come proseguire il cammino. Il primo obiettivo è la costituzione di gruppi di studio, aggregazioni di poche persone che individuano i nodi, li affrontano, ipotizzano soluzioni applicabili a piccola, media e grande scala. Ci piacerebbe che ne sorgessero centinaia, addirittura migliaia, trasversali e diffusi su tutto il territorio, piccoli gruppi che si prendono un anno di tempo, o quello che serve, per ritrovarsi due o tre volte al mese e discutere una traccia condivisa a livello nazionale, una sorta di sciame che lo stesso mese si concentra sullo stesso tema. Il tutto dotandosi di strumenti informatici per mettere le conclusioni dell’uno a confronto con quelle degli altri affinchè emergano assonanze, differenze, divergenze. E più avanti realizzare degli incontri regionali, addirittura nazionali, per dirimere i punti più controversi, formulare una piattaforma comune e mettere a punto delle strategie di transizione. Ma tutto questo è già troppo avanti, al momento ci accontentiamo di individuare chi condivide quest’ipotesi di lavoro ed iniziare il cammino. Perciò invitiamo chiunque voglia coinvolgersi in questo percorso a comunicarcelo, scrivendo un messaggio a  Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. . Basta anche un’adesione telegrafica, l’importante è segnalare il comune e la provincia in cui si abita. A partire da questo censimento, ricontatteremo ogni persona per valutare la possibilità di formazione dei gruppi e stabilire, tutti insieme, come proseguire il cammino. Attendiamo fiduciosi le vostre adesioni per questa nuova avventura di partecipazione dal basso.

 

Francesco Gesualdi, Centro Nuovo Modello di Sviluppo

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