C'è ancora spazio per la crescita? (Gruppo Firenze)

Premessa

La crescita di cui ci occupiamo in questo elaborato è la crescita economica; di conseguenza, non si da affatto per scontato che non siano possibili altre forme di crescita, come ad esempio nella creazione e fruizione di beni immateriali - benessere, socialità, cultura, qualità umana, ecc.

 

1) Quali sono gli elementi di crisi, sul piano delle risorse, della contaminazione ambientale, delle disparità sociali, che mettono in crisi la crescita?

1. Le risorse

  1. l’acqua è la principale risorsa in esaurimento, non solo per i bisogni igienici primari, ma anche per la produzione industriale e agricola; se non verrà attuato un programma di riduzione dei consumi e ad un minore impiego nell’agricoltura assisteremo ad una catastrofe mondiale;
  2. il secondo elemento di crisi è la terra, che sta diventando oggetto di conquista perché l’emergenza alimentare e l’esigenza di produrre biocarburanti sta interessando molti paesi in forte sviluppo (Cina, Brasile, India). Risultati disastrosi: l’acquisto di terre coltivabili in Africa, America Latina e Asia da parte di multinazionali legate a paesi fortemente industrializzati, con utilizzo di semi OGM a monocoltura per soddisfare i propri bisogni alimentari e energetici, sta distruggendo la biodiversità; la stessa è inoltre sottoposta ad un impoverimento (erosione) dovuto allo sfruttamento intensivo, che invece si vorrebbe rilanciare ulteriormente attraverso l'impiego di sementi modificate e capaci (non si sa per quanto tempo e con quali risultati in termini qualitativi) di crescere anche su terre impoverite;
  3. terzo elemento è il petrolio in netto calo, infatti è previsto nei prossimi decenni un aumento vertiginoso del prezzo che potrà arrivare anche a mille dollari a barile;
  4. ulteriori elementi sono le materie prime per la produzione di beni industriali, come l'alluminio, il rame, il legno da carta; e. infine, ci sono risorse diverse la cui scarsità viene raramente presa in considerazione: si pensi ad esempio ai corridoi aerei, che sarebbero ingestibili se si immaginasse un'estensione a tutta la popolazione mondiale dell'uso dell'aereo.

2. La contaminazione ambientale
Gli elementi critici sul piano dell'ambiente sono molteplici; tra essi troviamo l'inquinamento:

  1. dell'aria, che rende impossibile la vita dei grandi agglomerati urbani e che contribuisce all'effetto serra;
  2. delle acque, che sta portando all'estinzione di numerose specie viventi e alla riduzione di altre, un tempo importanti per la vita umana, ma anche all'aggravamento della scarsità di acque potabili;
  3. acustico, a seguito del quale crescono patologie psicologiche e si va producendo una sorta di "mutazione antropologica" dell'uomo, ormai impossibilitato a trovare spazi di silenzio.

3. Le disparità sociali

  1. Da circa vent’anni nei paesi industrializzati si sta allargando la forbice tra ricchi e poveri; lo stesso fenomeno si sta verificando a livello internazionale. Il risultato è: a livello nazionale, l'indebitamento delle famiglie, delle piccole e medie imprese, l'aumento del debito privato e pubblico; a livello internazionale, la distribuzione della ricchezza in modo sempre meno equo e la crescente riduzione in schiavitù di una parte cospicua della popolazione dei paesi meno avvantaggiati - in parte impiegata in loco a costi che rendono impossibile una vita dignitosa, in parte sfruttata dopo essere migrata in zone più ricche del mondo, ove viene usata per neutralizzare le richieste politico-sindacali dei lavoratori locali.
  2. I flussi migratori, di conseguenza, si configurano come un'arma nelle mani di chi opera per conservare il sistema sperequato: chi fugge dalla propria miseria finisce solo per trasportarla altrove e per condividerla con i meno avvantaggiati dei paesi "ricchi", a beneficio di chi si situi più in alto nella scala sociale.

 

2) Le fonti rinnovabili potranno fornirci la stessa energia che ci hanno fornito i combustibili fossili? L'efficienza potrà bastare a sopperire la riduzione energetica e la scarsità di risorse prossime venture? Anche se avessimo energia in abbondanza gli altri aspetti (risorse e rifiuti) consentono l'espansione ad oltranza di produzione e consumi?

  1. E' oggi impensabile che le fonti rinnovabili possano consentire lo stesso consumo energetico esercitato nel XX secolo. Del resto, va ricordato che le stesse fonti rinnovabili possono ad oggi essere messe in opera solo attraverso l'impiego iniziale di energia non rinnovabile e che, spesso, hanno "impronte ecologiche" pari a quelle di energie non rinnovabili (ne sono esempio i veicoli "ecologici", anche quando elettrici o a idrogeno). Un futuro sostenibile passa da un drastica riduzione dei consumi energetici.
  2. Il miglioramento dell'efficienza è un sine qua non e potrà nel breve periodo contribuire anche a sostenere l'attività industriale, ma non è in nessun modo una risposta al problema energetico e ambientale.
  3. Quindi, sebbene la tecnologia e l’industria debbano sempre di più investire surisorse “verdi” rinnovabili (energia eolica, solare, dei mari, geotermia), è opportuno che ciò non produca un consumo di energia che non superi la capacità della rigenerazione biologica terrestre. Occorre dunque ridurre i consumi perché non serve produrre “energia verde” se nello stesso tempo si tende ad aumentare la produzione e il consumismo, in quanto il nostro consumo supera del 30% la capacità rigenerativa del nostro pianeta.

 

3) Quale politica di utilizzo dei combustibili fossili residui in un ottica di transizione energetica e di riduzione della CO2?

In un ottica di transizione energetica, occorre pianificare un programma alternativo al petrolio, fonte principale di emissioni di CO2. Kofi Annan, segretario ONU, ha detto che “il problema principale dell’umanità oggi non è il terrorismo ma i cambiamenti climatici già in corso, i modelli globali insostenibili di produzione e di consumo, oltre alla capacità di ripresa della biosfera”. La riduzione della CO2 deve assolutamente passare da una fase di decrescita. Infatti l’anidride carbonica che fuoriesce dalle
marmitte delle auto, dalle ciminiere delle fabbriche, dai camini delle centrali elettriche viene in parte catturata dal pianeta, circa 11 milioni di tonnellate all’anno. Invece la società industrializzata ne produce 26 milioni, questa differenza provoca un surriscaldamento della superficie terrestre con il famoso “effetto serra”.

 

4) Quali settori produttivi privilegiare, ridimensionare, trasformare, in un'ottica di sostenibilità?

In generale, la produzione industriale dovrebbe sottostare alle regole di una economia basata sulla sostenibilità ambientale, come anche l’attività privata deve essere condotta nel rispetto dei diritti dei lavoratori, dei consumatori, dei risparmiatori, dei fornitori. Gli Stati dovrebbero incentivare, attraverso tassazioni o sgravi sulle tassazioni, la produzione e il commercio organizzati in modo da ridurre quanto più possibile il consumo di energia e l’utilizzo di materiali riciclabili e riutilizzabili (per la diminuzione
dei rifiuti), ma anche il comportamento e gli stili di vita virtuosi dei singoli cittadini.
Questo darà luogo a un cambiamento dei sistemi di produzione e a una diminuzione delle "ore di produzione"; affinché queste non si trasformino in riduzione dei posti di lavoro, sarà necessario che le ore di produzione siano ripartite tra i cittadini, con la
riduzione dell'orario di lavoro (e del reddito) di tutti e non solo degli "esclusi".

 

5) Quali ambiti di consumo dovranno subire i ridimensionamenti e le trasformazioni più marcate in un'ottica di sostenibilità?

  1. Dovranno essere in primo luogo privilegiati i prodotti locali, per diminuire i trasporti fonte di notevole spreco di energie e di inquinamento;
  2. Dovrà poi essere incoraggiato l’uso di energia rinnovabile tramite appositi incentivi.
  3. Dovrà essere disincentivata la dismissione e sostituzione di beni e la logica (oggi in voga) della "creazione di obsolescenza".
  4. Anche la finanza (borse, banche, assicurazioni) dovranno tornare ad essere strutture che raccolgono risparmio per il finanziamento di investimenti produttivi e sociali, privilegiando i piccoli produttori locali e la finanza etica e sociale.

 

6) Quali sfide sociali si aprono in uno scenario economico non più basato sulla crescita di produzione e consumi?

Le sfide sono molte e su piani diversi.

Sul piano immediato e legate alla transizione:

  1. diversificazione dei cicli di produzione verso nuove tecnologie, anche per convertire attività industriali senza futuro, ad esempio come la Fiat di Termini Imerese e l'Alcoa di Portovesme;
  2. costruzione di impianti di energia rinnovabile, realizzazione di impianti di potabilizzazione dell’acqua efficienti e gestiti da aziende pubbliche, rifiuti in maniera differenziata con riutilizzo e riciclo verso l’obiettivo “rifiuti zero”.
  3. rimodellare l’assetto urbano, i servizi sociali, i servizi ambientali.

Sui tempi lunghi e mirate alla realizzazione di un sistema di vita (sociale, politica, economica) diversa e sostenibile:

  1. messa a punto di nuove regole di convivenza civile orientate verso comportamenti consapevoli, responsabili, solidali;
  2. costruzione e diffusione di una cultura ispirata all'idea di “sobrietà”, che modifichi gli stili di vita individuali senza sacrificarne la qualità (ad esempio, puntando sul godimento dei "beni non esclusivi" piuttosto che su quelli "esclusivi");
  3. riorganizzazione dei sistemi politici, seguendo criteri di partecipazione, di sobrietà, di solidarietà e di inclusione sociale.